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Commenti al testo di Amina Narimi
Nella giunzione irriverente delle mani

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 Amina Narimi - 18/06/2014 01:42:00 [ leggi altri commenti di Amina Narimi » ]


Ti sento arrivare certi giorni dagli alberi, Franca, dal profumo " della menta tra i denti", cantando " andiamo dove?" " con le foglie infilate tra i capelli" con le braccia unite teniamo tutto un albero, così ho imparato dei tuoi giorni al fiume e tu dei miei e di quel giorno al mio laghetto azzurro quando seppi a quali fiori volgere il mio sguardo e rannicchiarmi mentre un angelo mi prese per la mano alzando tra tutti gli alberi un lamento,spingendo insieme un respiro di pace e un amore crescente che danzava sulle vertebre mettendomi di nuovo in piedi  con la tenerezza sacra di una madre 
indicava di aver trovato tutti i miei foglietti nascosti tra le crepe degli anelli e i buchi dei tronchi fatti vecchi, i pensieri per mia madre, custoditi dentro il bosco in un tempo, di tre anni precedente la sua malattia, che ci ha visto lontane negli sguardi. Nei giorni del suo dolore le ho detto dei biglietti, mi ha risposto li troverò uno ad uno e lo saprai. Ora so. E so della gioia inestinguibile di cui mi ha fatto dono attraverso il suo dolore 
il  passo così dolce nel rendere il respiro poteva solo essere di gioia 

Grazie Franca d’amore ti voglio bene

 fred di nona - 18/06/2014 01:04:00 [ leggi altri commenti di fred di nona » ]

Di cielo in cielo, fino al sublime della Bellezza, mi portano le tue parole, quasi una lingua angelica; e tornando al prosaico umano: fortunato l’uomo che ami sulla terra!

 Franca Alaimo - 18/06/2014 00:26:00 [ leggi altri commenti di Franca Alaimo » ]

Annch’io, mia cara, so tutto questo che tu senti e dici. Il bambino è il saggio che ancora non ha interrotto la visione. Come tu dici, le fontanelle sono gorghi mirabili attraverso cui passa l’eterna acqua, quella che disseta per sempre. Noi portiamo il terzo occhio spesso cieco di carne, ma molti sapienti e mistici lo tengono spalancato.
Gli angeli, dice il tuo commentatore, non hanno sesso, ma conoscono meravigliosamente l’Eros assoluto; tanto che i serafini hanno il volto ardente di fuoco e tantissimi occhi per contemplarlo. Le luci che fanno s’incontrano e si fondono sorridendo.
"Tanto gentile e tanto onesta pare/ la donna mia (...) e par che sia una cosa venuta da cielo in terra a miracol mostrare": oh, sì, gli stilnovisti erano degli iniziati...loro, i fedeli d’Amore.
I tuoi alberi, Amina, fratelli bellissimi, anch’io spesso li circondo con le braccia e sento la loro energia, la loro sostanza angelica.
Un bacio, mia sorella d’amore!

 Amina Narimi - 18/06/2014 00:08:00 [ leggi altri commenti di Amina Narimi » ]

Un reame velato nasconde la nostra terra visibile
Celando dietro le cose I cieli dentro di noi

Questo interiore dell’angelo Sempre più grande di luce
Che Dentro di noi ci restringe Nel campo d’esilio il respiro
Privato a riceverne il senso Distrutto. Sulle ali dell’angelo
Custode dei luoghi e animali, Dei divini intrauterini,
Fino alla coscia di zeus. È l’amore nel suo ideogramma
Pronto a mollare la presa La freccia fino al bersaglio
Divino, nel corpo di gloria, nel mondo dell’angelo Noi

Accordarsi per diventare angeli Così ardenti dietro l’apparenza di ogni cosa Ci condurranno di cielo in cielo nella camera dell’amato, nella marcia nuziale , quella degli angeli, pieni di luce per fare di noi la bellezza .
Passeggiando dentro una poesia di Nerval contemplavo le loro grandi ali protese dai polmoni negli spazi che lo spirito dell’uomo è chiamato a conquistare, strappando via l’uccello alla gravità della terra, segnando la rottura dell’esilio per condurre all’estasi, all’interno di se stessi. Prendendo le ali dell’aurora “ la sua destra sempre ci prenderà”
“ chi comprende possiede ali” dice Brahmana, sono le ali della gioia a fare partecipare l’uomo degli spazi celesti. Non ha parole per dirsi il mistero - In Principio-
Abbiamo chiusi dentro la carne tutti i cieli di terra in terra, visibile e invisibile, noi eravamo già, quando siamo nati e “ il numero dei giorni nostri è incalcolabile “ ( Giobbe 40,21)
“ io ho detto, voi siete dei “ ( si legge nel Salmo 82,6 e Giovanni 10,34)
Nel vuoto di Dio, del nulla immaginabile abbiamo sete alla radice, per creare chi non può essere altro da sé e svuotamento
Un lungo il respiro dispiega le ali degli angeli, di un solo cuore che batte e profuma scaricando sapori per terra e colori che ci fanno svenire di gioia.
Terribili angeli, i Tremendi che amo di Rilke - che follemente raccoglie del visibile il miele nel grande alveare d’oro dell’invisibile-
infuocati guerrieri pieni di occhi e labbra di fuoco Signori della benedizione per lavorare la terra nel fruscio della letizia quando la voce di Dio si fece silenzio, lasciando alla stelle il brillio che dice Giovanni .
E nell’erba, nei semi dell’erba ci fanno sgorgare le lacrime per tanta bellezza!
La più piccola scintilla è l’intero fuoco e dalla più bassa tutti prendono il nome di “Angeli” con un amore crescente per ogni gradino, è l’ebrezza più dell’umano che penetra con tutta la luce tra la materia e lo spirito , con una gioia esaltante
Siamo già stati angeli e solo non ricordiamo l’ErosTotale che ci rende partecipi al tutto Eppure l’amore umano che ci vive , è preceduto da quello divino cui tendiamo a tornare. Non siamo forse noi stessi la teofania, la rivelazione di quella bellezza divina il riflesso della fiamma d’Amore più elevata?
Credo che gli Amanti Celesti si vedranno con gli occhi del loro angelo, pieno di occhi, nel limpido sguardo di quella pupilla eccitata d’AmoreTotale. Questo non è forse l’Eros da cui proveniamo, la terra stessa non è un angelo terrestre ? non credi che siano dentro di noi tutti i regni e quello degli angeli e della gioia e dell’eros, dentro di noi, che veliamo?
Bisogna tornare bambini e vergini, con gli occhi lasciati dagli angeli: le fontanelle aperte dei bambini che ancora li “vedono” , “ che sono”, scrutando in cielo, i loro polmoni piccoli sono ancora delle ali..come quelle dei serafini piene di occhi
Poi la pelle si tende e dimentichiamo la nostra mandorla d’eros eterno, celata in noi
L’angelo forse sta tutto qui, e custodisce e contiene nel suo atto d’amore infinito, nel viaggio celeste, verso la bellezza che ci attende
sta qui e altrove ed infiamma l’amore qui e altrove, nello sguardo che amiamo qui e altrove
perché lo stesso uomo che amo sulla terra ne vela la completezza, la perfezione totale dell’eros che ho amato già altrove, negli occhi meravigliosi dell’angelo che siamo, qui, e altrove. L’ErosTotale ed eternamente illuminato nell’attesa del NostroRitorno

anche io questo notte ho atteso, correndo dagli alberi, i miei piccoli angeli terrestri, giovani caprioli che si dissetano a notte lungo il laghetto azurro.. non ho atteso invano..sono bellissimi e ancora saranno. Non credi?

ti carezzo gli occhi, come desidero coi caprioli..

 fred di nona - 17/06/2014 18:12:00 [ leggi altri commenti di fred di nona » ]

Poi forse riuscirò a dire ancora qualche stupida mia parola, ma ora lascia che io esprima il mio sconvolto stupore, perché di colti ne conosco ma tu hai un modo che sembra di un’ altra dimensione...

 Amina Narimi - 17/06/2014 16:49:00 [ leggi altri commenti di Amina Narimi » ]

Oh certamente ferdinona Cristo è la via, la guida, ma in fatti " nostri" per così dire, il nostro libero arbitrio non altri può potrà condurci presso di lui,
sai delle trenta upupe partite alla volta del SImurgh siamo noi le uccelle e anche quel simurg insomma, insieme, 
a seguirci di utero in utero in cammino, prima poi in volo
il male davvero non è ontologico, mai piantato nell’Eden quei due alberi in uno non lo contengono bensì la vita e la conoscenza, senza della quale, illusi di possederla  generiamo anche il male e tremende malattie psicofisiche
nelle nostre scelte è la via partendo da questa tunica di pelle spogliandoci strato a strato con il " fare" , degli occhi, delle mani sperimentando per passare ad una ottava superiore e resuscitare perforando il contorno della scorza entrare al centro del cuore nel matrimonio fra i due poli, nudi " dei gangli della pelle ", in quella profondità scaturisce la visione della strada, che l’esperienza di Giobbe insegna
Fortunatamente o non, ciò che produce la nostra cecità è il nostro potenziale di luce, andando di pelle in pelle da albero ad albero come le api penetrando i fiori..
penetrando nel cuore del leviatano faremo luce con piccole visioni fino a Quella intera 
come dice l’Apostolo Paolo " presa nel travaglio del parto" fino alla sua sorgente ( noi) mettendo al mondo il figlio divino- la gloria dell’uomo fino alla totalità della luce
del resto i raggi solari nella notte non " compaiono" , ma solo quando colpiscono un pianeta che li riceve, illuminandoli 
L’Evangelista dice " la luce splende nelle tenebre e le tenebre non la ricevono ( Giovanni 1, 5) - siamo ancora incapaci eppure è dentro di noi quella ricettività nelle nostre tenebre il sole,  come il male l’indurimento della nostra testa, quella dura cervice! Lo stesso Caino se avesse rialzato la faccia! Senza lasciarsi andare nei campi " piu bassi " di conoscenza ( di Abele ) si sarebbe risvegliato 
Eppure quel Messia di nome Mosè, quando nel deserto gli ebrei morivano morsi dai serpenti, supplicò Dio, che gli diede l’ ordine di " Fare" un Serafino e con quel serpente di bronzo costruito ( siamo sempre noi a fare) chiunque fosse morso, guardando il serpente viveva! quel Serafino  arde, uno dei piu vicini a Dio, e avvolge e ricopre e guarisce 
 Ma non prima,  di essere scesi al fondo " facendo la domanda giusta" , troveremo risposta 
" il fare divino" ci guarda e solo di chi guarda è fatto, verso la salvezza 
Del resto nei misteri cristiani Gesù prende sulle spalle la pecora perduta ed diviene il pastore del gregge ( Abele) 
Talvolta le forze del desiderio di cui è fatto l’uomo, deviano dal loro fine si corrompono ad un nuovo sposo che ci farà schiavi, prostituti divorati da quel serpente che ci consuma, un falso sposo come noi, eppure un debole anch’esso perchè schiavo lui medesimo dell’oggetto che divora e che desidera
Dio invece ci lascia Liberi pur nel nostro desiderio; proprio questa libertà c’impaurisce forse, superare gli steccati, la paura di piegare la testa verso il centro rinunciando a schemi mentali comodi e rassicuranti 
Mosè era La Guida  " il nome che è il Messia" quell’unto che viene dal midollo, l’essenza dell’essere nostro- eppure il suo popolo chiese di tornare in Egitto! temendo le porte strette del deserto; nel nome di Mosè c’ è anche il serpente che raddrizzato sará l’aquila che vola, quel Giovanni Evangelista che vola sopra ogni dualità, dualità cristallizzata nei fratelli nemici, negli odi, 
È con noi stessi che dobbiamo combattere la notte nessuno ci solleva, come  Giobbe fino al nomenuovo, fino a quella principessa che sará Sarah come Israele ed Isamaele che ascoltano e combattono e solo abbracciandosi l’umanità diventerà quell’aquila, l’intero, nei campi messianici

È LuiNoi il Liwyātān, da lui Tobia strappa il cuore, il fegato il fiele per il padre cieco e per l’ultimo matrimonio infinito; il Liwyātān nel cui centro Noè si " fece" l’arca, e Giona la matrice ed il sepolcro Cristo 
Nel Liwyātān dobbiamo entrare al centro per le nozze interiori e non le esteriori costruzioni di Caino che pure è un nido di luce, primo nato dopo la caduta che non accetta la tunica di pelle ( Abele) ... ancora un fare 

 Mi è finito il tempo e devo andare dagli alberi, ma torno " per gli angeli e l’eros " 

InTanto, se posso, ti abbraccio di gioiaripetuta

 Lorenzo Mullon - 17/06/2014 13:50:00 [ leggi altri commenti di Lorenzo Mullon » ]

scusa fred, non volevo intervenire, Amina mi perdoni, ma sei sicuro che qualcuno arriverà a salvarci, o non siamo noi a dover sbrogliare la matassa?

ci sono degli strumenti, eh, non è vero che non ci sono, qualche furbone sostiene che non ci sono ma solo per tenerci nell’inconsapevolezza
e comunque, ognuno si dia da fare, siamo qui per questo, o per cosa?

 fred di nona - 17/06/2014 07:28:00 [ leggi altri commenti di fred di nona » ]

Oh, Amina, leggerti è uno spettacolo di bellezza interiore!
Sto provando a studiarti, ma troppo superiore alla mia povera intelligenza e ricca ignoranza.
Solo esprimo una suggestione a voce alta, che mi nasce dalla lettura:
La "visione" rimane visione finché non sia il Cristo a redimere la dualità e riportarci all’ unità. Non l`uomo con le proprie forze, autonomamente. Mi sembra che la religione cristiana insista sulla teologia della grazia e investa l’uomo della libertà e responsabilità della propria risposta a Dio. Anche per quanto riguarda il llmale, non credo sia un non ancora, ma un già scelto nella libertà il rifiuto della Verità.
Anche sulla dimensione erotica dell’amore, non credo apparterrà alla vita del paradiso, secondo il Vangelo saremo come angeli.
Concludo ringraziandoti, siamo viaggiatori di parole e dentro le parole e narrarci i possibili destini ci sfama durante il cammino.

 Lorenzo Mullon - 16/06/2014 23:19:00 [ leggi altri commenti di Lorenzo Mullon » ]

caspita, volevo scusarmi per il refuso, e trovo questa pagina incredibile .... complimenti!

 Amina Narimi - 16/06/2014 22:21:00 [ leggi altri commenti di Amina Narimi » ]

Oh caro fred di nona, non era mia intenzione mettere al centro il TuoDualismo, bensì cercare di rendere più visibile il mio dire..sul corpo, dell’anima. Ora però le tue parole mi portano luce, luce e non ancora luce.. senza mai avere dubitato su quanto il bene sia diverso dal male, è il punto di vista che cambia
eppure
Il giorno e la notte non mi riesce di vederli nel due, bensì nel dritto e rovescio di una stessa medaglia _ realtà segreta uniti insieme dall’interno
come un frutto dalla scorza del fuori alla sua polpa fino al nocciolo non separati eppure divisi
Anche la tradizione cristiana sembra nascere da questa distinzione eppure il termine ebraico " separare" significa " distinguere" , senza separare giorno notte, uomo donna, soprattutto acque originali sopra e sotto il firmamento, il mi e il ma’, legate insieme con i cieli
qualcosa di non manifesto e archetipale e qualcosa di manifestato, come si compone un respiro quasi, come una espirazione del suo corrispondente inspirare, e l’espirazione fisse il simbolo ( ciò che viene gettato insieme) del dentro che unisce mi e ma’
in un linguaggio comune tra uomo e Dio, Elohim e Adam

Forse la conoscenza è data da nuovi stati di coscienza liberandosi poco a poco dalla prigione della mente che separa il mi dal ma’,
in cima ad una scala il dualismo scompare, e tutto diventa da soggettivo a obiettivo
anche dalla scala più piccola di una minuta coscienza come la mia
lassù, anche se è davvero basso, tutto quel piccolo che guardo è inseparabile, nudo, senza io
Così se la luce nasce dalle tenebre come il Verbo dal silenzio divino
di grembo in grembo così noi, fra cadute e risalite difficili - pur custodendo l’immagine del divino ne abbiamo perso la somiglianza nella caduta- finchè Cristo, nuovo Adamo, non dirá : Io sono la via

Quell’albero piantato in mezzo al giardino, un giardino non immutabile, ci insegna le mutazioni, il frutto che deve divenire, col dialogo amoroso
L’albero è due alberi, di vita e conoscenza. Del bene e del male? Sarebbe paradossale
Entrambi sono Uno dice la tradizione, ma l’uomo non può mangiarne il frutto finchè non sia frutto egli stesso , è stato " avvertito" questo ha ricevuto Adamo come informazione, ma non credo significhi il bene e il male
il male non è ontologico, non è piantato nell’Eden
Dio è immobile ed assoluto movimento insieme nell’unico Albero primordiale,
essere e non essere
allora quello che chiamiamo il bene e il male, per convenzione, sono uno e la tensione di queste energie la crescita dell’albero ( come la nostra)
la parola " male" si potrebbe tradurre con "non- ancora- luce " , compiuto e incompiuto
ma se ignoriamo l’unità che li ricopre, l’antinomia che lacera, un parto dopo l’altro viviamo il superamento
Adam non era forse maschio e femmina? ( Genesi 1, 27 ) e maschio, zakor, questa splendida parola, è colui che ricorda della sua riserva di energie
femmina è contenente Il Nome, quel mistero
diviene maschio ognuno di noi che ricorda il suo " incompiuto" , il femminile che “contiene” ombra in ognuno di noi, camminando lungo questa vocazione
ecco quel frutto dell’albero diviene la conoscenza dell’unità , c on gli sponsali amorosi che tanto amo sempre " ricordare"
Adamo non attende, crede di avere raggiunto tutta la conoscenza e l’illusione diviene totale. Eppure , anche così, nella Caduta, la tunica di pelle anziché punirci ci protegge, permettendo all’uomo di dimenticare l’illusione e riprendere il cammino Questa tunica si chiama : ’or, che significa a lettere invertite : non- luce, l’uomo è cieco della sua realtà profonda, l’uomo diviene errante, con ognuno le sue leggi morali in un rapporto di forza che schiaccia il piu debole , ecco il male
Un esistente, un fuori dall’essere letteralmente
Così immagino e vivo il cammino partendo dalla madre del basso ogni giorno
ricordando di quell’albero quanto più posso, luce e non ancora luce
ecco perchè il corpo non è peccato , ma elemento di una trilogia,
è l’anima e viceversa, se si partecipa dell’Uno, se il corpo viene vissuto- e non solo mantenuto- nell’immagine divina, per raggiungere la somiglianza con Dio
(L’uomo nell’universo in relazione con gli altri e le cose e l’universo nell’Uomo in comunione con gli altri e le cose) tornando a far diventare la materia, il corpo, l’energia che giá è, irradiando ciò di cui si nutre, come se il corpo fosse quanto di più concreto ci è dato per riflettere il divino di quell’albero
Congiungendo il due poli opposti il lato destro e sinistro ad ogni tappa del corpo umano c’è un incontro tra il mi e il ma’, lungo l’equilibrio della colonna vertebrale che ci sostiene , vivendo di porta in porta fino al bacio che sveglia la bella addormentata nel bosco, al centro, risvegliando con lei i cani i domestici e il giardino, come l’universo che apre gli occhi
brilla di bellezza se il principe, la coscienza, è informata, avvertita, si spoglia allora via a via di quella foresta che lo soffoca, avendo preso coscienza di questa principessa sotto l’impulso dell’amore, risvegliando con lei anche tutti i cani i gatti i sassi gli alberi, l’umanità
in questo gesto quotidiano che fa nuove tutte le cose, vivendo, vivendole nella presa di coscienza ( o nel sogno anche )
capovolgendo le luci l’interiore diventa l’esteriore, come avviene giá in natura nel tra l’emisfero cerebrale destro che comanda il lato sinistro del corpo e viceversa come il guanto destro che rovesciato può coprire solo la mano sinistra e l’interno è divenuto l’esterno, il nocciolo, il centro, noi
Con gioia..ti abbraccio...

 Lorenzo Mullon - 16/06/2014 20:38:00 [ leggi altri commenti di Lorenzo Mullon » ]

volevo dire a fred che non c’è niente di sbagliato nel vedere le cose divise tra bene e male, bello e brutto ... proprio niente di sbagliato

non vogliamo colpevolizziamo nessuno, e non è nemmeno un porsi al di sopra degli altri, siamo tutti sulla stessa barca, o barcaccia

è solo un suggerimento, perché si sta davvero meglio a superare il punto di vista dualistico, molto meglio, si rischia di provare una gioia prolungata senza motivo, cambia completamente la vita

un caro saluto

 fred di nona - 16/06/2014 18:15:00 [ leggi altri commenti di fred di nona » ]

Grazie, Amina, della bellissima spiegazione, io sono ancora nel duale e guardo notte alternarsi al giorno. Poi un giorno arriverò amch`io all`unificaziome, ora in potenza domani im atto. Per ora non è così per me e il bene è diverso dal male.

 Amina Narimi - 16/06/2014 17:48:00 [ leggi altri commenti di Amina Narimi » ]

Pur nel rispetto del tuo pensiero dualistico, Fred di nona, bianco e nero, mi spiace che lo scritto sia letto come una "conversione" all’eros o nel secondo caso, un’assenza dove lo spirito non respira
Le tue parole inoltre mi conducono a credere che se non avessi usato “ l’avvertenza” non avresti separato un prima e dopo.
Io credo che il sacro, nel suo apice estremo dell’estasi contenga e promani un eros così autentico da congiungere le fibre più intime con l’universo ( sorridendo mi viene da scrivere che anche Santa Teresa D’avila..ma non mi dilungo.)
questo io credo, nel mio piccolo tentativo di poesia, di esprimere, immergendomi nell’anima di una pelle sconosciuta, certamente non estranea ( anche la pelle di Dio ci è sconosciuta, eppure ne amiamo l’anima)
“vedi” fred di nona, io non ho immaginato di entrare in quella vasca,
ci sono realmente stata dentro, sotto gli occhi di un’anima, Una con me, e davvero “ho messo le ali” con il suo spirito, giocando con la luce dell’eros nell’acqua più sacra che esista, per me.
Questo è quello che ho provato e forse, la mia "avvertenza" è stata solo un rossore, un “pudore” come un velo sopra il capo, sapendo di non avere soltanto “immaginato” ma "avvertito" sulla pelle quella luce intera, Intera
un po’ come entrare negli alberi, ma entrarvi per davvero nei buchi grandi che alcuni contengono e camminare con loro, hai mai provato? Sei mai stato dentro un albero?

Mi fai ricordare di quando sono annegata per un po’ a causa di onde troppe potenti e di avere ad un certo punto lasciato la vita provando senso di piacere estremo in fondo all’acqua di avere visto immagini meravigliose, fino a quando due mani mi hanno tradotto a riva, le mani di mia madre..le stesse che l’indomani mi ricondussero in acqua ..ancora.
così talvolta credo che l’esperienza ti provi, ti mostri che siamo uno e tutto insieme luce,e incontro ovunque come scrive Lorenzo
-solo la mente separa ciò che è solo diviso, giudicando bianco o nero, ma noi non siamo il nostro cervello…
Tutto entra ed esce come scrive Franca nell’interezza sacra che siamo, dove, come osserva Cristina non c’è separazione tra noi e un sasso una bestia un albero,
e una rosa. E’ davvero quella compassione che attraversa il corpo

Grazie Cristina e Franca e Loredana e Fred e Loè, grazie dei vostri pensieri, delle vostre carezze preziose

 Lorenzo Mullon - 16/06/2014 08:11:00 [ leggi altri commenti di Lorenzo Mullon » ]

ovunque si congiungono le mani non c’è nulla di irriverente, la mente divide la mente separa e giudica, invece tutto è solo luce e punto d’incontro

 fred di nona - 16/06/2014 07:16:00 [ leggi altri commenti di fred di nona » ]

Una poesia bella, il racconto in versi dell’amore nelle sue "parole" fisiche, l’incontro di due corpi; eppure a rischio estraneità.
Insolito testo per un’autrice con le ali, che se escludo una sua "conversione" all’eros, sembra voglia allora suggerire un’assenza dove non respira lo spirito. Se invece, come è probabile, io mi stia sbagliando, allora personsalmente apprezzo ma senza nascondere la preferenza per la produzione precedente. Certo, leggerla con l’"avvertenza" non era un’abitudine...

 Loredana Savelli - 16/06/2014 07:10:00 [ leggi altri commenti di Loredana Savelli » ]

Così armoniosa!

 Franca Alaimo - 15/06/2014 22:52:00 [ leggi altri commenti di Franca Alaimo » ]

E così tutto sembra entrare ed uscire dai corpi amanti: la vita si slancia intera dalla sua infanzia verso l’altra in-fante estasi dei sensi che,in una dilatata ebbrezza, dimenticano ogni divisione e diversità: finalmente si ricostruisce l’interezza e l’eros fluisce nella sua vitalità accesissima ed innocente, coniugando non soltanto i corpi nudi degli amanti, ma tutte le cose intorno come in una danza gioiosa, che fa risuonare i suoi passi nelle fibre più intime. Non c’è gesto più profano e più sacro di questa giunzione delle mani cantata dall’appassionata Amina!

  Cristina Bizzarri - 15/06/2014 22:34:00 [ leggi altri commenti di Cristina Bizzarri » ]

Una poesia come questa va bevuta, nel vero senso della parola. Quando si beve il liquido entra dentro - si possono fare i vari passaggi volendo, dal visivo all’olfattivo al gustativo-tattile e all’uditivo, lo schiocco della lingua sul palato, ma poi tutto si incanala e si riceve con il suo colore, con il suo calore. Così è per me la poesia di Amina: o la si ama interamente o si fugge da lei. Dove non c’è più separazione tra gli esseri e tra gli esseri umani e gli esseri vegetali, animali, minerali, anche il sentimento d’amore è totale, panico come un’emozione originaria. Come dire "prima dell’Eden", quando la parola non era conoscenza che taglia, cesura tra io e tutto. E sento profondamente scorrere in me le parole di Amina. Anche in me è trascorso quel "qualcosa" oltre il nome, come un’energia di vita, un risveglio d’amore. Da lontano ma vicino. Poi, con infinita dolcezza, con una compassione che è passata attraverso il mio corpo, mi ha oltrpassata. Una persona? Forse. Comunque qualcosa che ormai è in me. Per questo questo testo mi è così caro, cosí
irriverentemente mi sono permessa di farlo, anche, mio.
Ciao Amina.